Jerry delle isole
Pubblico: Ragazzi
Genere: Narrativo
Classificazione dewey: 800 - Letteratura
Trama
Quante volte abbiamo detto o abbiamo sentito dire: a quel cane manca solo la parola?
E’ diventato un luogo comune, questa frase .
Jerry, però, ha anche il dono della parola e del canto: il purissimo terrier irlandese comprende, sente, parla, canta, ragiona come e meglio di un uomo normale.
Ed ha una sensibilità e un cuore che sono meravigliosi.
Naturalmente quanto accade a Jerry ha della favola e del fantastico.
Solo favola? Invenzione? Miracolo? No! Jerry è simbolo d’amore, più che di intelligenza e di sensibilità.
E quell’amore, come sempre fa l’amore, opera i miracoli.
E’ l’amore e un desiderio prepotente di esso che avvicina l’uomo al cane e il cane all’uomo, quasi un invito imperioso a volersi bene.
Potrà sembrare alle volte troppo crudo il racconto di London, là dove indugia a descrivere la bestiale vita dei negri cannibali e i loro riti selvaggi attorno alla loro raccolta di teste.
E i ragazzi amano avventure del genere che li trasportano in mondi lontani, cercati dalla loro fantasia con minuziosa cura.
Ma a giustificazione di questa scelta, prescindendo pure dal valore di una descrizione di fatti che sono stati e sono tuttora, in alcune parti del mondo, una realtà, va sottolineato il distacco freddo che mette l’autore in quelle descrizioni e il calore di vita e di umanità che emana dal racconto quando tocca il sentimento di uomini, bianchi o neri che siano, o di animali, come Jerry, creature esse pure dotate di sensibilità e di intuizione.
C’è la partecipazione a tutto quello che ha valore di vita e che può dare valore alla vita.
E c’è pure, verso la fine del libro, nei rapporti tra bianchi e negri, un invito alla distensione, che par quasi far parte di un programma.
Ma certo a Jerry spetta il diritto il titolo di protagonista.
C’è tanto amore e tanta comprensione nel libro per questo piccolo quadrupede, che è solamente un cane, sia pure di razza purissima, da farci credere che Jack London abbia voluto riversare in lui quell’amore che forse gli uomini non sempre meritano.